Questa è una bruttissima storia iniziata nel 2015 resa nota ultimamente per l’intervento di Greenpeace e che tutte le autorità competenti comunque conoscevano. Una nave ha versato dolosamente ben 65 tonnellate di rifiuti di plastica nella zona dell’arcipelago toscano , dentro il Santuario dei Cetacei .

Nessuno è intervenuto per recuperarli e chi ha provocato il danno non è stato perseguito anzi ,…

arcipelago toscano
Isola di Capraia, Toscana – Rifiuti plastici Francesco Alesi/Greenpeace

Il danno che questi rifiuti hanno provocato e ancora provocano all’ecosistema marino sono incalcolabili . Dopo vari assurdi rimpalli di responsabilità da parte di tutti gli enti preposti il risultato è che la spazzatura è rimasta sui fondali e chi la gettata non ha avuto conseguenze di nessun genere .

Il disastro è stato scoperto solo quando le reti di pescatori del luogo invece di tirare su pesci hanno pescato grosse balle di rifiuti di plastica .

La prima è venuta a galla nel luglio del 2015 e l’ultima trovata e pescata in questo mese di giugno 2020. Un disastro ambientale che tutte le autorità conoscono, eppure nessuno ha cominciato a recuperare le balle se non i pescatori . I rifiuti si stanno lentamente sciogliendo in microparticelle di plastica e inesorabilmente stanno inquinando i fondali dell’arcipelago toscano ed entrando quindi nella catena alimentare marina.

Una situazione che stà mettendo a rischio numerose specie marine in una zona considerata protetta e di conseguenza anche la salute umana con il consumo di pesce .

Il comandante della nave che ha prodotto il disastro ambientale non è stato perseguito dai giudici italiani perchè questi rifiuti , misteriosamente, sono stati catalogati come merce nonostante l’evidenza.

Greenpeace ha deciso di procedere con un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale nei confronti della Regione Toscana . Un rimpallo assurdo di responsabilità tra Regione ed enti vari ha prodotto una stallo nonostante la regione avesse in mano quasi 3 milioni di euro per avviare il recupero delle balle e invece li ha restituiti.

Vi invito a leggere questo inquietante report di
DI DEBORA FERRETTI – UNITÀ INVESTIGATIVA GREENPEACE che potete trovare sull’ESPRESSO del 25 giugno 2020

Spero vivamente che Greenpeace riesca a muovere lo stallo creato dal disinteresse politico e che si possano ancora recuperare le tonnellate di balle di rifiuti che ancora sono sui fondali.

Aggiungo che vorrei anche vedere una giustizia capace di colpire questi delitti all’ambiente con durezza , senza sottovalutare la loro importanza , come spesso purtroppo accade in Italia .