La difficile sopravvivenza delle tartarughe
Centinaia di tartarughe marine muoiono ogni anno, intrappolate nei rifiuti dispersi in mare e sulle spiagge, compresi i sacchetti di plastica e le reti da pesca abbandonate (qui i risultati del primo campionamento dei rifiuti sulle spiagge italiane).
Riprendo questo problema perchè mi stà particolamente a cuore la sopravvivenza di questi stupenti animali e spesso l’incontro in mare è emozionante e pieno di attenzione.
Si perchè ogni volta che ne avvistiamo una il pensiero primo è capire le sue condizioni di salute ed intervenire in caso di bisogno.
I biologi marini che ci accompagnano spesso in queste escursioni di whalewatching nel Santuario dei Cetacei sono sempre pronti ad intervenire nel caso di problemi dovuti ad ami o reti che mettono a rischio la vita delle tartarughe.
Normalmente si incontrano alcune decine di tartarughe a stagione nel Mar Ligure e fortunatamente negli ultimi anni quelle incontrate sono sempre risultate esenti da problemi gravi ( ami o reti ) ma purtroppo non da problemi derivati da contatto con plastiche ( peggio microplastiche) o da incontri con eliche di imbarcazioni veloci.
Hanno notevole velocità e sono molto agili in acqua ma ricordiamoci che sono rettili e quindi spesso stanno a pelo d’acqua quasi immobili a scaldarsi al sole e quasi addormentate : situazione pericolosa nel caso di incontro con imbarcazioni veloci .
Ci sono enti preposti alla salvaguardia e alla cura delle tartarughe come ad esempio TartaLife che ha come obiettivo la riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale.
http://www.tartalife.eu/it.
Ed ovviamente qui in Liguria non dimentichiamo la struttura dell’Acquario di Genova con il suo staff di biologi e ricercatori.
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